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la buona notte alla zia, quando s’udì il campanello, poi il passo del babbo che s’allontanava ad aprire, poi delle vocine gaie e graziose:

— Oh! ma anche lei, dottore, un uomo, andare a dormire a quest’ora? Che vergogna!

Era la voce della Maria. Erano le cugine. L’uggia della pioggia incessante le aveva spinte a venire una sera da noi. Io mi agitai molto, mi feci tutta rossa. Certo il maestro di piano aveva portato una risposta, ed erano venute per dirmela.

Corsi in camera del babbo cogli occhi lucenti, ed ammiccai alle cugine nel salutarle, con aria d’intelligenza come per dire:

«Ho capito; so perchè siete venute; ora parleremo».

E loro ammiccarono graziosamente a me sorridendo, e mi diedero delle strette di mano energiche, scuotendomi il braccio fino alla spalla.