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colla goletta ed i polsini, una certa eleganza al mio vestito.

Io immaginai anche di disfare un ritreppio alla gonnella, che ne aveva tre, per allungarla. Ma quando, nell’uscire, traversai il cortile, pieno di sole, tutti si misero a ridere, perchè le mie gambe trasparivano traverso la stoffa un po’ leggerina dell’abito, che di sotto aveva le sottane corte.

Si dovette ritardare d’una mezz’ora, la passeggiata, per rifare la tessitura disfatta, senza contare la mortificazione che mi toccò, per aver fatto quella figura in faccia alle cugine ed al signor Bonelli.

Finalmente si partì, a due a due. Io e la Maria davanti, le due sorelle maggiori dietro noi; i due babbi dietro loro.

Le cugine erano in gala, con una cappina di panno, il manicotto, il goletto di pelliccia, il velo del cappello ben teso sul viso fino alla punta del naso, ed un buon odorino di