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assonnata, addormentandomi appena toccate le lenzuola, ed ingrassando nel sonno.

Dopo quel famoso discorso della matrigna sulla bellezza, mi parve impossibile di potermi coricare al buio. Accendevo il lume, e mi scioglievo le trecce dinanzi allo specchietto di due decimetri quadrati, la sola concessione fatta alla vanità nel mobiglio della nostra camera, e che, prima d’allora, ci aveva servito pochissimo.

La Titina non sapeva darsi pace di quella novità. Mi domandava continuamente:

— Ma perchè ti sciogli i capelli? Tanto, per coricarti, li devi intrecciare di nuovo...

Una volta mi disse, ma ridendo come d’una supposizione molto strana:

— È perchè t’hanno detto che sei bella, che ti sei messa a spettinarti dinanzi allo specchio?

Mi feci tutta rossa, e risposi che era una scioccherella, che non mi curavo affatto di