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Le passeggiate sulle strade maestre si ripresero, in compagnia della sposa, che si appoggiava trionfalmente al braccio del babbo, e ci diceva: «andate avanti voialtre». Ma dalle corse della sera intorno ai portici, fummo escluse. La sola volta che si vedesse qualche persona civile e ben vestita, era appunto quando si traversava la città, dopo cena, per andare sotto i portici del mercato. Addio! Non ci si andò più.
Passati i primi mesi della luna di miele, la sposa cominciò a badare un poco alla casa, e trovò che era molto in disordine. Questo era vero. S’accorse che noi non si sapeva punto cucinare. E questo era pure vero. Dichiarò che spendere i nostri denari per ingoiare gli intingoli che faceva fare la zia, era troppo da grulli. Terza verità incontestabile.
E pronunciò questa sentenza: «Che a correre sulle strade maestre non s’impara nulla». Il babbo insinuò modestamente che