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tima seggiola rossa, e la prima seggiola verde.

E cominciarono a venir delle visite.

Noi ce ne facevamo una festa. Correvamo in sala, e stavamo là sedute colla bocca aperta, a sentire cosa dicevano. Persino la zia, sedotta da quella novità, si messe un abito più liscio, più nero, più aderente che mai, una cuffia d’una bianchezza abbagliante con una bella gala insaldata che le incorniciava il viso, e venne a sedere in sala, sorridente e muta, colle mani incrociate in grembo.

La sposa lasciò che i visitatori fossero partiti, poi ci disse con gran disinvoltura:

— Un’altra volta è inutile che voialtre ragazze veniate in sala quando c’è gente. Ed anche lei, zia. Io non ho bisogno d’assistenza; è l’unico vantaggio d’essermi maritata vecchia.

La zia rientrò quatta quatta nel paravento, e noi tornammo nella nostra camera solitaria.