Pagina:Torriani - Un matrimonio in provincia, Milano, Galli, 1885.djvu/20


— 18 —

più vicine» dicevano; come se fossimo in gran confidenza. Ma noi, per vicine che si fosse, non si sapeva mai cosa dire. Però loro erano così belline e gentili, e sapevano tante cose, che eravamo contente soltanto di guardarle, e di star a sentire le loro chiacchierine del collegio dov’erano state, e della campagna dove andavano.

Dopo la campagna venivano poi loro a salutarci prima di tornare in collegio, e, se riescivano a trovarci in casa, il che non era facile, le ricevevamo, maestosamente in sala, dicendo: «accomodatevi, sedete» e finalmente mettendoci a seder noi sul divano per dare l’esempio. E loro dicevano: «grazie, grazie» ma non sedevano mai, sfarfallavano un po’ intorno, toccavano tutte le cose sulla tavola, la scatola da guanti, i cerchi da tovagliolo, la coppa, e domandavano ogni volta, chi aveva fatto questo e regalato quello; e noi ripetevamo la leggenda d’ogni oggetto.