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col signor Bonelli sul nostro matrimonio; mi sentii salire al volto una vampa di rossore, e tutta confusa, domandai:
— Quale questione?
— Quella delle risaie.
Credetti che scherzasse, e lo guardai stupefatta. Ma lui, senza far caso del mio stupore, continuò:
— I miei fondi, i pochi che ho, perchè non sono un gran possidente, sono in risaia. E ci vivo una parte dell’anno per sorvegliare io stesso i lavori. Per i proprietari di risaie è un obbligo di coscienza; altrimenti si deve affidarsi ai sensali ed allora sì che i poveri giornalieri, in quelle mani, sono oppressi da un lavoro soverchio, mal pagati, mal nutriti, alloggiati come Dio vuole, trattati da schiavi.
Io risposi un po’ stizzita:
— Non me ne intendo, sa. Noi abbiamo pochissimi fondi verso Gozzano; boschi e vigneti. Le risaie non le conosco.