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il pianto alla gola, ma lo ringoiavo, e fingevo di non aver altro cruccio che quello per cui portavo ancora il lutto.

Così superai il periodo più acuto e difficile della catastrofe. Più tardi andai colla Maria alla sua campagna e vi stetti fin dopo quelle nozze di gente ricca di cui a Novara si parlava troppo, perchè io potessi rimanerci senza molte sofferenze e mortificazioni. Quando tornai ripresi la solita vita, ed a poco a poco mi avvezzai anche all’idea dolorosa di non essere amata. Quando mi accadeva d’incontrare Onorato, mi guardava tal quale come prima. Era un’abitudine. Se non avesse avuto moglie, avrei potuto illudermi che m’amasse sempre, e sperare chissà fin quando. La Maria mi diceva:

— È meglio che si sia ammogliato, altrimenti t’avrebbe fatta invecchiar zitellona come la tua zia, per vivere e morire dietro un paravento.