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bito a ricompormi per non farmi scorgere dal suo babbo e da suo marito, e più tardi dalla mia famiglia...» Questa considerazione mi scosse più di tutte le altre. Infatti non potevo dire a casa mia:

— Piango, mi dispero, faccio delle scene perchè il mio innamorato mi pianta.

Mi lavai il volto coll’acqua fresca, e, bene o male, assistetti a quel pranzo, dove i due uomini ebbero la cortesia di fingere di non saper nulla e di non vedere in che stato di alterazione mi presentavo. La sera, quando la matrigna vedendomi tutta pallida e cogli occhi gonfi, mi guardò sgomenta, io sussurrai:

— Si parlò della zia.

E me ne andai in camera a spogliarmi.

Il domani ci furono le occupazioni inevitabili della casa che mi aiutarono a combattere, se non il mio dolore, almeno le manifestazioni del dolore!

Parlavo pochissimo, ero triste, avevo spesso