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ceva la settimana di cucina, stava preparando la minestra di fagioli, che si mangia in tutta la provincia il giorno dei morti, io, che mi sentivo il cuore gonfio di amarezza e gli occhi gonfi di lagrime, buttai il lavoro nel paniere, e mi rizzai contro la finestra, guardando la pioggia che cadeva frettolosa e minuta, e piagnucolando in silenzio.

Ad un tratto vidi il signor Bonelli entrare dal portone, traversare il cortile dando un’occhiata allegra alle nostre finestre, e scomparire nello studio dei babbo.

Il cuore mi diede un gran balzo. Ebbi il presentimento che quella visita insolita riguardasse me. Senza osare di fermar il pensiero sulla speranza, che mi spuntava timidamente nell’animo, corsi accanto alla Titina e le susurrai quanto avevo veduto.

Lei, senza scomporsi, e continuando a tagliare a quadretti uniformi la cotenna di maiale da cuocere coi fagioli dei morti, disse: