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una porticina di dietro, in una sala deserta. E là si domandavano tre gelati e due piattini in più; poi si facevano le parti. Il babbo e la matrigna, davano ciascuno una parte del loro gelato, in un piattino, al bimbo. La Titina divideva il suo con me. Per lo più il cameriere portava soltanto tre cucchiarini, ed il babbo doveva reclamare ed impazientarsi, per avere gli altri due. Credo che il cameriere ci burlasse.

Quella sera, forse che il caldo le portasse via la testa, la matrigna propose di fermarci al caffè Cavour. Io arrossii al pensiero di fare tutto quell’armeggio dei piattini, dinanzi a tanta gente ed a lui; ma non potevo oppormi.

Allora dissi che mi doleva il capo, e che non potevo prendere il gelato; così soltanto la Titina divise il suo col bimbo, e non ci furono altre complicazioni.

Mi parve che quella sera le occhiate di