Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 128 — |
io mi sentivo d’essere entrata quinta nella loro amicizia, e li amavo un po’ tutti come fratelli, per amore di lui.
La sera seguente, e tutte le altre, tornò alla stess’ora, cogli stessi amici; si mise allo stesso posto, mi dette le stesse occhiate intense e lunghe.
Però la seconda sera ci fu un avvenimento. Al momento della benedizione, quando il prete alza la pisside col sacramento, e i turiboli esalano nuvole di fumo e d’incenso, e tutti chinano il capo divotamente, io lo rialzai pian piano, e guardai Onorato.
Lui aveva avuto lo stesso pensiero e guardava me.
In quel silenzio profondo e solenne, come isolati e soli al disopra di quelle teste chine, in quel profumo eccitante dell’incenso, in quella luce misteriosa, in quell’ambiente di preghiera, i nostri occhi si unirono in un solo sguardo arditamente amoroso, si con-