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XVII.
A questo punto delle confidenze di Fulvia, posai il manoscritto, e mi guardai intorno trasognato.
Era l’anima sincera di Fulvia che traspariva in quelle confessioni, scevre egualmente di vanità e di falsa verecondia. Era la sua ingenua abitudine di dire la verità ad ogni costo, senza ostentare virtù trascendentali, riconoscendo i proprï torti; considerando le cose nella loro realtà.
Sentivo che mi aveva aperto tutto quanto il suo cuore, che non aveva più segreti per me.
Un sentimento nobile e puro, ed un debito di riconoscenza. Ecco tutto il suo passato.
Ed il punto nero ch’io credevo trovarvi?
Povera Fulvia! L’avevo commiserata come una colpevole, ed era pura come un lembo di cielo. Povera, povera Fulvia!
Il sole irradiava la camera avvolgendo gaiamente il mio letto in un’onda di calore e di luce. Il mio cuore era lieto. Mi vestii canticchiando, e sorrisi al sole che rinasceva più bello e più ardente dopo la oscurità della notte, come il mio amore dopo il gelo