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La mattina seguente quando mi fu recato il caffè che soglio prendere a letto, vidi sul vassoio un grosso piego che compresi subito essere le confidenze di Fulvia. Confesso che fui sinceramente meravigliato di trovarmi ancora in sì stretto rapporto con lei; tanto nel mio cuore me ne sentivo già moralmente disgiunto.
Io sono pigro e mi alzo abitualmente assai tardi. Dopo aver preso tranquillamente il caffè, feci aprire le finestre, ravviai i guanciali e le coltri, mi posi a sedere sul letto, ed alla luce d’un bel sole mattutino impresi a leggere quelle pagine colla tranquilla e benevola curiosità con cui si comincia un romanzo d’un autore noto e simpatico; — nè più nè meno.
Con questa sola differenza che, dissuggellando quel piego andavo chiedendo tra me: «Scrive bene?» Ed era il solo pensiero che mi occupasse in quel momento.
XVI.
le memorie di fulvia.
- «Caro Max,
«La mia nascita, la mia infanzia, la mia adolescenza non hanno nulla di romantico. — Me ne duole, per l’effetto di queste mie pagine, ma è così.