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E poi, a lui non fa spavento l’idea di legarsi a me per tutta la vita.
Mi parve che in quelle parole vi fosse una provocazione. L’uomo della società si ridestò un’altra volta in me, e mi suggerì questo pensiero:
— Non è vero che Fulvia sia promessa ad un altro. È uno stratagemma per farmi svelare le mie intenzioni, ed indurmi possibilmente a sposarla; non è che una commedia, ed anche, d’una volgarità... Non avrei che ad offrirmi di soppiantare il mio rivale, e tosto ella lo lascierebbe dileguarsi come un vile. — Tuttavia quest’idea, — che trattandosi d’un altra donna, in pari circostanze, sarebbe già stata una certezza per me, — era ancora un po’ dubbia dinanzi alla schiettezza di Fulvia. Volli accertarmene, e le dissi col mio accento più passionato:
— E se vi sposassi io, Fulvia?
Un lampo di gioia brillò nel suo sguardo. — Pur troppo è così, pensai. — E già rimpiangevo che la nobile fanciulla da me ideata non fosse che una piccola intrigante in cerca d’un marito. E colla morale un po’ opportunista d’un giovane innamorato, dissi tra me:
— L’avrei preferita meno onesta, ma più schietta.
M’ero ingannato ancora. Fulvia si fece anche più mesta di prima; e prendendomi la mano in atto riconoscente mi disse:
— Sarebbe impossibile, Max. Ve l’ho detto, sono promessa ad un altro.