Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/55


— 49 —

— Venga alle quattro.

Ma le sue parole soltanto dicevano così; e la sua voce invece, e la sua mano che premeva la mia, rispondeva:

— Vedi bene che non posso dirti, presente altri, di venir prima; ma vieni presto, perchè ti amo.

Fulvia, cara donna del mio cuore, hai tu udita dalla tua stanza solitaria la mia voce commossa mandarti un canto? Era il canto del pentimento, era una preghiera di perdono ch’io volgeva alla lealtà dell’anima tua. E tu mi perdonasti; ed io stesso mi perdonai, perchè, se il primo pensiero avvezzo a prendere norma ne’ suoi giudizi dalle convenzioni sociali ha potuto insultarti, il mio cuore ti amava, Fulvia; ti amava col caldo trasporto d’una passione che poteva guardare senza spavento e senza rimorsi il domani e l’avvenire; ti amava di quell’amore impetuoso e vero, e che a tutto sovrasta e tutto purifica.

Per lunghe ore m’aggirai nelle contrade buie e silenziose adiacenti all’Albergo Milano, mandando alla notte ed a lei canti d’amore.

Il mio cuore nuotava in un’onda di dolcezze, aspirava soavemente la delizia di sentirsi amato. Ma il mio pensiero irrequieto precorreva con impazienza il domani; preparava il primo incontro ed il correr muto delle nostre braccia a stringerci l’uno all’altra,