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e mi pareva ad ogni istante che gli altri due dovessero scomparire, e noi rimanere soli; soli in faccia l’uno all’altra; e guardarci finalmente, e cercarci negli occhi e sulle labbra tutto quanto ci eravamo detti colle strette delle nostre mani, e dirci: È vero.
Poi m’indispettivo che i miei amici si frapponessero tra me e lei; tra noi ed il nostro amore. Eravamo sempre appoggiati al balcone. Un momento pensai:
— Se l’inferriata del balcone cadesse, e li trascinasse con sè!
E, traendo meco la giovane che mi dava il braccio, mi rizzai per lasciarli cader soli. Oh, l’egoismo dell’amore!
Ma il terrazzo non cadde, nè i miei buoni amici con esso. Il tempo passava, ed io non pensava punto punto a spiccarmi di là. Ivi era la felicità; non avrei osato fare un movimento per timore di metterla in fuga. Fulvia mi strinse la mano ancora una volta, poi sciolse il suo braccio dal mio, e rientrò nella camera; i miei amici la seguirono.
Io rimasi immobile; e mi parve ch’ella fosse già troppo fredda, per aver saputo strapparsi spontaneamente a quella suprema gioia.
Un momento prima sentiva che quella donna mi amava; l’avrei giurato pel cielo e per la terra. Ed ora,