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senza ledere nè l’onore nè l’amicizia, senza dare rimorsi nè a me nè ad altri, aveva cominciato a balenare alla mia mente come cosa che riguardasse Giorgio. Così lo avevo compreso, apprezzato. A poco a poco, senza ch’io stesso me ne rendessi conto, quella luce pura aveva albeggiato sul mio proprio orizzonte, mi aveva presentato la vita passata e la futura sotto un nuovo aspetto. Allora vidi l’errore che la passione mi aveva celato. Considerai me stesso e gli altri, sperai di potermi togliere a quella falsa posizione attingendo in un amore innocente la forza di strapparmi a’ vincoli, a cui tuttavia mi legavano le memorie, le abitudini, la riconoscenza. Se avessi preso quella risoluzione senza l’aiuto ed il conforto d’un nuovo affetto, sarei stato più eroico. Io non fui che un uomo d’onore; accettai la forza piovutami in cuore senza demandarle da qual parte venisse; avevo trent’anni, ed avevo sostenute per quattro anni con fede e costanza le tempeste d’un amore clandestino; chi potrebbe farmi una colpa d’aver accolto nel mio pensiero la speranza d’un amore giovane ed ardente come il mio cuore?

Tuttavia non fu senza lagrime che tracciai quella lettera che doveva frapporsi, barriera eterna, fra me e Vittoria.

Il mio cuore è buono; sentii il suo dolore, ne presi la mia parte. Dinanzi alla crisi tremenda della