Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/35


— 29 —

un uomo serio, ed avevo la convinzione di ballare orribilmente male. Per la prima volta compresi la portata di codeste mie grazie.

Quando mi ritirai nella mia camera e mi coricai, invocai invano il sonno ed il riposo. Il bernoccolo della morale aveva preso in me uno sviluppo straordinario. Ero profondamente pentito d’aver potuto oltraggiare Ernesto ne’ suoi affetti coniugali; un momento di delirio mi aveva trascinato, mio malgrado, a tradire l’amicizia; quel momento era durato quattro anni... Sono fenomeni strani, ma che pure accadono.

Giosuè non ha fermato il sole? Ma veramente io sentivo repugnanza a quella vita di inganni; provavo il bisogno di rientrare nella legalità. La profonda riconoscenza che serbavo a Vittoria pel suo amore (non si trattava già più del mio) non m’impediva di osservare la tranquillità con cui ella mentiva al marito alla mia presenza. Certo ella si prestava ad un’odiosa commedia; certo ne soffriva; ma tuttavia con che arte vi si prestava! E come sapeva nascondere le sue ripugnanze! Oh! una donna che mente dinanzi all’uomo che ama, non può farlo che a danno di quello stesso amore per cui si avvilisce fino alla menzogna. Io ero stato ben generoso a superare il disgusto che m’inspirava quell’ipocrisia sorridente; avevo spinto la clemenza fino a non avvedermene affatto; ma ormai mi era caduta la benda.