Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/226


— 220 —

lo pubblicano, e, se hanno una famiglia, ne viene informata. E la guida compiacente proseguiva a narrare di una signora venuta tre anni innanzi dal fondo dell’Inghilterra a cercare il cadavere di suo figlio, per portarlo a giacere eternamente nella tomba di famiglia accanto a suo padre.

«— Ma quello è stato un suicidio — soggiunse.

«— Un suicidio! — esclamai. — Come lo sapete?

«— Dalle carte che si trovarono sul cadavere.

«Era un bel giovane. Ricco come Rotschild e nobile come un re. S’era messo in testa d’essere un gran genio musicale, ed era venuto in Italia per studiare. Quella primavera aveva compiuto la sua opera, che credeva un miracolo. Egli ne aveva parlato tanto; aveva creato una grande aspettazione, si figurava di diventare da un giorno all’altro un grand’uomo. Invece la sua opera era caduta. Allora aveva voluto morire; era salito sul Monte Bianco, e giunto al grande altipiano, — mentre guide e viaggiatori si riposavano facendo colazione, — egli si era allontanato verso sinistra, dalla parte delle Roccie Rosse, e si era precipitato in un crepaccio, da cui fu tratto a grande stento cadavere, stecchito, come una massa di ghiaccio. — Tutto questo mi disse la guida in un lungo racconto.

«Un altro aveva avuto prima di me l’idea del suicidio sul Monte Bianco. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole.