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«Non imposterò queste carte per voi se non al momento di partire per la grande ascensione, da cui non tornerò più. Quando le riceverete avrò già cessato di vivere.

«Cambiate i nomi, e poi pubblicate le mie memorie. Ma non questa lettera. Non tradite per ora il segreto della mia morte.»

«Fulvia


XXXVIII.

Il piego delle memorie di Fulvia mi era giunto la mattina del 20 agosto. Ero nel mio studio. Lo apersi; ma appena mi accorsi che era cosa estranea agli affari, malgrado la viva curiosità che m’inspirava, lo misi da parte. Ero sovraccarico di lavoro; da otto giorni avevo molto trascurato il mio studio, per occuparmi quasi esclusivamente della mia camera nuziale, dove, dopo nove mesi e qualche giorno di matrimonio, un bel bambino faceva echeggiare in suono di pianto la sua voce robusta.

Era la prima gioia viva che avessi provata dopo il mio matrimonio. Quel vagito potente aveva rimosso qualche cosa in fondo al mio cuore. Avevo abbracciato mia moglie con un senso di profonda riconoscenza.

Poi era venuto il battesimo, poi le congratulazio-