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«Il giorno 28 m’imbarcai.
«Durante il viaggio di mare, di cui m’ero fatta un’idea delle più poetiche, stetti sempre male. — Tutte le passeggiere, e molti passeggieri soffrivano come me. Sembrava un ospitale di colerosi.
«Non eravamo in pensiero che di quanto ci convenisse mangiare e bere, e del come dovessimo coricarci per soffrir meno.
«Quelle continue preoccupazioni della vita materiale sopivano tutte le mie facoltà contemplative.
«Non mi sono mai assorta sul ponte al chiaro di luna ad ammirare l’immensità del cielo e del mare. Per soffrir meno bisognava sdraiarsi prima di cominciare la digestione. Ed io levandomi da tavola correvo alla mia cabina, e mi mettevo a letto.
«Giunsi in America magra, debole e spoetizzata.
«Ebbi subito a studiare lo spartito che dovevo cantare. Però la voce si ristabilì presto, e quando andai in iscena ebbi un grande successo.
«Ma la corda dell’ambizione s’era spezzata nel mio cuore con quella dell’amore. Non c’è ombra di egoismo nel mio carattere. La gloria di cui nessuno gode per me, mi è indifferente.
«Que’ serii yankee che mi facevano la corte, e mi parlavano d’amore, mi sembravano una goffa parodia del mio bel Gualfardo.