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a noia la placida continuità di quei dolci affetti, e sognano i voli lirici delle passioni da romanzo, leggeranno la storia di una povera sognatrice, ed impareranno che tutto codesto passa e vanisce.

«Giunta al fine di quella mia vita giovanile, io mi rivolsi a guardarla in questo lungo e dettagliato esame; e posso dir loro, posso giurarlo sull’anima mia, che due sole immagini, due soli affetti, due soli ricordi, sopravvivono nel mio cuore e m’inspirano un sincero rimpianto. Gli affetti calmi, serii, legittimi del mio babbo e di Welfard; gli affetti domestici, la famiglia. La prosa — tanto poetica nella sua verità!

«Per ogni cuore che le mie memorie convinceranno, per ogni imprudenza che faranno evitare, la mia anima dolente si sentirà perdonato un errore. Questo vi lascio come il mio testamento, Massimo. E lo lascio a voi, perchè voi solo potete riempirne le lacune, ed attestarne la verità. Ve lo lascio come testamento, perchè voglio morire. È la triste fine, la catastrofe del mio romanzo.

«È una risoluzione tranquilla e maturata, non è l’esaltazione d’un grande dolore.

«È trascorso quasi un anno dalla morte del babbo, dal distacco di Gualfardo e dal vostro attacco di spinite retorica. Vedete dunque che ho avuto tempo a riflettere.