Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/189


— 183 —

stante, compromessa, in quell’ora stessa che mi credevo obbligata a rendergli la sua parola, a scindere il nostro impegno, ero ancora onesta e degna di lui.

«No; non sapeva tutto questo, ed io dovevo nascondere il mio amore per lui, possentemente ravvivato da quel ravvicinamento, da quella comunanza d’affetti e di dolori, dalle nobili manifestazioni dei suoi sentimenti; dovevo nasconderlo perchè sapevo che non troverebbe mai più la via del suo cuore. Ch’egli non dimenticherebbe mai la colpa di cui mi accusavano le apparenze; che, anche quando in un impeto generoso mi aveva detto sinceramente: «Volete essere mia sposa domani?» anche allora poteva perdonarmi, poteva darmi il suo nome, la sua vita, ma non obbliare il passato, non rendermi la sua fiducia, il suo amore.

«Ed allora appunto che io dovevo dissimulare a Gualfardo i miei sentimenti, egli si forzava di mostrarsi espansivo con me per consolare il babbo, ed io cercavo di fargli credere simulate in favore del malato quelle dimostrazioni, che gli corrispondevo con tutta l’espansione del mio cuore.

«Quella situazione strana sarebbe stata insopportabile, se la preoccupazione continua e più saliente di vedere spegnersi lentamente una cara vita, non ne avesse distratto il nostro spirito. Subivamo nei nostri rapporti sensazioni ed impressioni, volta a