Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/18


— 12 —


Io contavo proprio quella sera di gettare colla mia presenza un raggio di felicità sull’esistenza della donna mia... Ma all’udire il desiderio dell’artista... esordiente, giovane, simpatica, — dovetti rassegnarmi, per delicatezza, a mettermi in terzo con lei e con Giorgio in quella passeggiata. — Ritirarmi sarebbe stato esternare il sospetto ch’essi stessero meglio soli... un uomo delicato non offende così gratuitamente una donna. Così, invece di tergere le lagrime della mia bella marchesa, mi rassegnai a sopportare il sorriso inesauribile di quella spensierata giovane. Ella scherzava su tutto. Pareva una cicala, nata solo per cantare.

Io, che avevo tanto amato i languidi sguardi, gli atteggiamenti melanconici della donna mia, sempre avvolta in una nube di tristezza, trovavo insoffribile il cinguettìo di quella nuova venuta.

Ciarlando un po’ di tutto, ella venne a dire di essere stata raccomandata alla marchesa Vittoria Prandi; era la donna dei miei pensieri. E Vittoria, cortese e generosa, era corsa a vedere la giovane raccomandata nella sua camera dell’Albergo Milano.

Ora dunque Fulvia desiderava passare la sua prossima sera di riposo al circolo della marchesa, per ringraziarla della sua cortesia. Pregò qualcuno di noi a volerla accompagnare. Con che gioia colsi quell’occasione di vedere la donna mia!