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perdita mi sviluppò una malattia di cuore, che mi tenne a letto più d’un mese. Tu eri bimba allora, ma devi ricordarti di questa circostanza.

«— Guarii, ma continuavo a sentire a quando a quando quella puntura al cuore; qualche volta avevo violente palpitazioni. Poi tutto passava, ed io non ci badavo punto.

«— Ma quest’inverno il dolore cominciò a farsi insistente; al solo salire una scala la palpitazione mi soffocava. Lasciai che tu fossi partita per Milano, poi chiamai il medico. Egli mi prescrisse le solite pillole che prendevo sempre quando si ridestava il mio male; più tardi mi consigliò i bagni di mare. Fu allora che ti raggiunsi a Livorno. Ti ricordi che mi trovasti dimagrato e pallido, ed io ti dissi che soffrivo il caldo? Era la malattia che aveva già fatto terribili progressi.

«— Il pensiero di lasciarti sola al mondo mi spaventava. Non volevo crederci; non mi ci potevo adattare. Speravo sempre; volevo sperare ad ogni costo.

«— Feci la cura dei bagni di mare con assiduità; avevo riposto in essa tutta la mia fiducia; ma ne tornai più malato di prima. Quando mi salutasti allo scalo di Livorno per andare a Firenze, mi parve che non mi restasse tanta vita da vederti tornare, e dissi a Gualfardo:

«— Pensa a renderla felice, perchè non ha più che te sulla terra. Io non la vedrò più.