Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/172


— 166 —

«Povero, caro babbo! Egli, tanto ammalato, mi consolava in quel supremo dolore.

«— Il tuo cuore ti ha detto la verità. Coraggio, mia buona Fulvia. Pensa che sono vecchio. Dobbiamo pur morir tutti...

«— Ma no, tu non morrai; tu non devi morire. Faremo tutte le cure possibili; chiameremo dei medici. — E piangevo, e mi agitavo nella convulsione del mio dolore, tenendo stretto al cuore quel mio unico parente, quasi per contenderlo alla morte che lo minacciava.

«La serva accorse alle mie grida, e mi disse con piglio severo:

«— Non faccia scene, signorina. Non vede che fa del male al suo babbo? Il medico gli raccomanda di evitare ogni commozione.

«Quelle parole mi richiamarono in me. Ma il mio cuore era spezzato da quell’annuncio crudele. Mi posi in ginocchio accanto al babbo, e cercai di persuaderlo che il suo male non era grave.

«— Dimmi tutto, babbo; narrami come ti ammalasti, che medico ti vede, e come ti venne quella idea triste che mi ha fatto tanta pena.

«— Come mi ammalai non lo so. Ma viveva ancora la tua povera mamma che io soffrivo già di un acuto dolore al cuore, ogni volta che mi esponevo a qualche fatica. Quand’ella morì, l’affanno di quella