Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 126 — |
«Quanto a me, l’ultimo pensiero che avrei potuto avere, sarebbe stato di ridere di quella lettera, e di un sentimento che mi dava l’impressione di tenermi sospesa per virtù d’incanto sul cratere di un vulcano. Però, appunto perchè a’ miei occhi tutto codesto era tanto serio e grave, che mi tormentava in una continua alternativa di aspirazioni e di terrori, di audacia e di rimorso, mi sentii consolata al vedere che quella giovane non lo considerava che come un gioco.
«Dunque io mi esageravo i miei torti, e Massimo pure si esagerava la gravità dei nostri rapporti; non c’era alcun male. Infatti non ero io onesta come prima, e degna della mano d’un uomo d’onore? Questo mi rasserenò e diede alle mie idee ed al mio giudizio un carattere meno severo.
«La contralto era milanese; ella doveva partire con me da Firenze per Torino, dov’era scritturata. Ma voleva fermarsi due giorni a Milano.
— «Si fermi anche lei» mi disse. «Che paure ha? È forse la prima volta che vede il signor Massimo? Se ha saputo rispettarla prima lo saprà ancora. E poi la ci ha da essere anche lei.
«Tolga Iddio ch’io voglia scaricare, colla viltà di Eva, la responsabilità di un mio errore sull’amica tentatrice. Ero libera ed in età di ragione e d’esperienza, e quel che feci lo feci perchè volli.