Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/128


— 122 —

quel vuoto nel cuore, ch’egli non pensava a riempiere con una parola appassionata, e ch’io popolava colla calda memoria di Max.

«Ero alla vigilia di lasciar Firenze. Scrissi al babbo che sarei partita col primo treno dell’indomani, e sarei giunta a Torino la sera stessa. Non contavo fermarmi per via.

«La sera mi giunse una lettera di Max. Era una strana lettera, che riporto per intero.

— «Mia buona amica,

— «Avete voluto mortificarmi rimproverandomi i sottintesi delle mie lettere; accetto la lezione e ve ne ringrazio. Voi dite sempre le cose vere, e per giunta, come le dite benino! Insomma, siete una giovane ammodo, e vorrei esservi vicino per esprimervi tutto il trasporto d’amicizia e di simpatia... che ho per voi. Quanto al resto, acqua in bocca. Non volete più che ne parli; e sia.

— «Mi crederete molto malvagio se vi dico che provo un senso di acre voluttà figurandomi che il vostro Gualfardo pensa forse, nel gelo della sua anima, alla vostra freddezza durante il mese di Livorno, e ne soffre alla sua maniera?

— «Vi sono periodi nella vita in cui si sveglia nell’uomo tutta la parte che gli è toccata nella grande eredità del male. Io mi trovo in uno di cotesti pe-