Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 119 — |
- — «Massimo,
— «La vostra lettera è un plagio. Avete tradotte in pratica le mie teorie dell’episodio tempestoso; ma voi, campione degli amori eterni, l’avete abbreviato. Vedo che siete ridivenuto filosofo; ma vi preferivo poeta.
— «Fulvia.»
«Dopo queste ci scambiammo una serie di quelle lettere, in cui il platonismo dell’amicizia disillusa fa posto tra riga e riga alle insinuazioni fatali dell’amore, che, grande o piccolo, caldo o freddo, alato come un Dio o paffuto e rubicondo come la prosa dell’umanità, sta sempre rimpiattato in qualche angolo, dovunque stanno in rapporto un uomo giovane ed una giovane donna.
«E tra una lettera e l’altra cominciai a fare le prove dell’opera, poi ad andare in iscena, ad essere applaudita, ad inebriarmi nella gloria del successo, nella passione dell’arte; ed anche nell’interesse delle nuove scritture.
«Tutto codesto spuntò la prima amarezza; mi aiutò a vivere senza quella gioia di cui m’ero fatto un unico pensiero, mi ripose lo spirito in calma.
«E quelle lettere ridivennero per me una grande dolcezza, e le attesi e le accolsi e le studiai come a caso nuovo; e di volta in volta mi affannai a tro-