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«— È giunta la posta? Non osavo prendere l’argomento di fronte.

«— Sissignora; è giunta, ma per lei non c’è nulla.

«Il cuore mi battè più forte. Non aveva scritto; doveva esser venuto.

«— Nessuno ha domandato di me? chiesi guardando nel mio piatto.

«— Nessuno, signora.

«Non mi restava altro da domandare. Eppure Max avrebbe dovuto cercare di me appena giunto: accertarsi se ero là, in quell’albergo. Ma no; lo sapeva. Eravamo d’accordo di trovarci là, all'Hôtel Royal, egli stesso me ne aveva dato l’indirizzo.

«Forse aveva voluto rassettarsi un poco.

«Farà toletta, poi verrà a vedermi in camera.

«E dietro questo pensiero sentii una smania febbrile di trovarmi nella mia stanza.

«Il cameriere, che mi portava un nuovo piatto, mi parve un cospiratore che macchinasse di trattenermi là con quell’esca volgare per farmi perdere quell’occasione di riveder Max. Tagliai un pezzo di gigot coll’aria d’un principe che sa di aver dinanzi una vivanda avvelenata, lo posi sul mio piatto, e porsi il piatto stesso ad un grosso gatto bigio, che mi rimproverava sordamente la mia ghiottoneria. Poi alzandomi come una regina offesa che ha sventato una congiura, mi avviai alla mia camera.