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XIX.

giornale di fulvia.

«La mia partenza da Milano m’aveva addolorata meno ch’io non m’aspettassi. La speranza, la grande consolatrice, la grande menzognera, mi faceva prevedere giorni più belli. Massimo sarebbe venuto a Reggio; l’avrei veduto solo, misteriosamente; non l’avrei presentato a nessuno dei nuovi conoscenti che la mia vita artistica m’avrebbe imposti; e di codesti avrei procurato di accoglierne il meno possibile, e soltanto in teatro; e l’accesso alla mia casa l’avrei riservato a lui, a lui solo.

«Così, staccandomi da lui, e dalle care memorie di quel breve passato, io non volgevo lo sguardo indietro, ma innanzi a me; non correvo lontano da lui, ma incontro a lui, e mi pareva che il fischio della macchina irridesse alla società che mi compiangeva, o godeva forse di vedermi infelice pel termine d’una passione esaurita, mentre io, felice e pura, vedevo azzurreggiare all’orizzonte le dolcezze d’un sentimento caldo ed inebriante come l’amore, casto come l’amicizia.

«L’idea di scindere il mio impegno con Gualfardo, nè di fargli il menomo torto, non entrava nel mio