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— Signor Eugenio!
Un altro ancora! Ed io che aspettavo l’avventura da lei?
Era quella che mi piaceva di più... Ed invece dovrei accontentarmi della bionda dagli occhi come pallottole d’indaco.
— Signor Emilio! riprese la fanciulla.
Un terzo!
— Signor Ercole!
— Misericordia! esclamai. Si chiaman legione.
— Signor Ernesto! Signor Ernesto! gridò ancora; e questa volta picchiò al mio uscio.
Ma non poteva rivolgersi a me. Non mi chiamavo Ernesto.
Stetti zitto, ma il cuore mi batteva come il pestello di sasso nel mio mortaio da caffè.
— Signor Ernesto! Signor Ernesto! chiamò daccapo picchiando più forte. Non c’era più dubbio; l’aveva con me. M’affrettai ad aprire.
Era proprio lei che rideva colla bocca, cogli occhi, con tutto il viso.
— Misericordia! mi disse, quanto mi ha fatto chiamare! È sordo? Mi si è spento il lume.
Corsi a prendere il mio per riaccenderglielo ed intanto risposi:
— No, non sono sordo, la udivo benissimo. Ma