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Non osavo aprire quella busta. Egli me la riprese e mi disse:

— Leggiamo.

Tutti e due abbracciati ed in silenzio leggemmo:

«Voi avete sedotta la mia povera sorella, l’avete disonorata ed uccisa. Foste egoista, sleale con lei. Poi avete ingannata me, e foste con me pure egoista e sleale. Io vi amavo, e vi amo ancora tanto, che se non fuggissi vi perdonerei. Ma sarebbe una cosa infame, che per appagare una passione mia, sposassi l’uomo che ha sedotta ed uccisa l’unica parente che mi sia rimasta fedele. Quella memoria sarebbe sempre fra noi per farci vergognare l’uno dell’altra. Non voglio che mi cerchiate, non voglio che mi vediate più. Lo ripeto: ho la viltà di amarvi; avrei quella di perdonarvi tutto. È per questo che ho fatto preparare nei giorni della vostra lontananza uno stromento di tatuaggio come ne vidi nell’India; e vi ho fatto dormire con un po’ d’oppio nel vino. Ho voluto porvi sulla mano un’immagine tale che v’impedisca di stenderla mai più in cerca di me.»

Ci guardammo l’un l’altro atterriti. Eravamo pallidi come due cadaveri. Non osammo dire una parola. Gustavo alzò lentamente e tremando la