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«Avevo lasciata una lettera alla mamma dicendole dove andavo e tutto, e pregandola di perdonarmi e di non farmi tornare. Ed infatti non mi fece tornare, ma mi rispose imponendomi di non portare mai più il nome della sua famiglia; di non pensare ch’ella potesse accettar mai il soccorso che io potrei offrirle coi miei guadagni, e di non andare mai più a Milano, dove il nome del babbo era conosciuto e rispettato, ed una figliola commediante gli avrebbe fatto disonore.
«Mia sorella, che mi voleva bene, mi scriveva segretamente, ma non le riescì mai di farmi perdonare, neppure quando la povera mamma stava per morire.
«Ero fidanzata da due anni ad un mio cugino che studiava legge, e dovevamo sposarci quando avesse presa la laurea.
«Appena uscirono nei giornali alcuni articoli che parlavano del mio successo da artista, io glieli mandai superba di offrire a lui quel primo trionfo. Egli me li rimandò con una carta da visita in cui mi pregava di non tenermi vincolata dalle promesse scambiate con lui, perchè egli aveva creduto di fidanzarsi con una giovine onesta e non con una commediante. Oh il pregiudizio!
«Disillusa di tutto, m’innamorai sempre più dell’arte, ed in essa almeno trovai un compenso.