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torti, avevo tanto da farmi perdonare! Ed ella, povero angelo, aveva tanto sofferto, aveva tanto bisogno di conforto...
— Cercammo il perdono, l’obblìo, il conforto nel nostro amore. Quella notte fummo sposi davanti a Dio. Ma la mattina quando mi risvegliai accanto a Clelia, ella non aveva più che un soffio di vita. Il mio disgraziato amore l’aveva uccisa.
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A questo punto del suo racconto Gustavo aveva la voce commossa, strozzata dal pianto. Agitava furiosamente i sassolini, li prendeva in mano e li respingeva con rabbia, mentre le lacrime gli gonfiavano gli occhi e cadevano sulla tavola di sasso.
Io non cercai di consolarlo. Rispettai il suo dolore, e rimanemmo entrambi in silenzio. Finalmente scosse il capo, si asciugò coraggiosamente le lacrime, come per dire:
«Non me ne vergogno, » e riprese il suo racconto.