Pagina:Torriani - Serate d'inverno, Madella, 1914.djvu/200


— 196 —


Aveva i capelli neri come questo inchiostro; ed il viso bianco come questa carta; e gli occhi vivaci, incisivi, come i tratti di spirito di cui vorrei infiorare la mia narrazione se ne fossi capace. E la sua bocca...

No. Qui bisogna che mi fermi un poco. La sua bocca era un poema.

Si figuri, signora lettrice, che la vidi nel momento in cui l'apriva per introdurci, con due ditini che parevano due foglie di rosa accartocciate, un marron glacé. Il marron glacé era dei più grossi, e naturalmente lei apriva la bocca a tutta forza come se gridasse:

— Aiutoooo!!!

Se avesse potuto vederla Giotto proprio in quel minuto là! Sarebbe andato a nascondersi lui ed il suo o, che doveva essere uno sgorbio, al confronto di quella rotondità di bocca. No. Sono pronto a giurarlo sul Vangelo, sul Corano, sui libri dei Veda, sul libro mastro del mio sarto, non è mai esistita nei fasti della bellezza umana, una bocca più rotonda di quella.

E che denti! E che freschezza! Se i rettorici non mi avessero sfruttata l'immagine dello scrignetto di perle, sarebbe il caso di applicarla davvero. Così dovrò accontentarmi del paragone d'un gelato di fragole, guarnito di mandorle. È un po'