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La vidi la prima volta nella Galleria Subalpina dai signori Baratti e Milano. Ero entrato per pigliare una soda water, che mi aiutasse a digerire la colazione, e mi desse appetito pel pranzo. Ero già a questi termini.

Lei era con un’altra signora, ed io non osavo guardarla in viso, per non mostrarmi indiscreto. Stavo voltato verso lo specchio, e la vedevo in effigie. Che effigie, signori pittori! Che effigie! Se loro fossero mai riusciti a farne una simile!

Lunga, sottile, svelta... se fossi a Milano, direi come la guglia del Duomo. Ma vi potrebbe esser qualcuno che non l’ha veduta. Mettiamo, svelta come un palo del telegrafo; un po’ di linea e di buon garbo ce l’aggiunga lei, signora lettrice, con quella parte d’immaginazione che il suo cattivo genio le ha data.

Dico il suo cattivo genio, perchè l’immaginazione per me è stata una fonte di disgrazie. Sentirà. Ma ora tiriamo innanzi.