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Erano proprio arrivati fino all’episodio del bigliettino, episodio ripetuto fedelmente tutte le domeniche ed altre feste comandate, con una moltiplicazione di bigliettini che inondava tutte le scatole e scatoline e scrignetti di cui erano adorni i cassetti della fanciulla; un vero studio epistolare, che faceva molto onore all’assiduità dei due studenti.

Poi Roberto aveva cominciato ad accorgersi di avere la tosse. Una tosse misteriosa per verità, che sentiva lui solo, e soltanto di notte; ma egli accertava che di notte la sentiva.

E quanto bene gli facevano le pastiglie di altheae officinalis! Non gli guarivano la tosse lì per lì. No, era una cura da continuare all’infinito; ma una buona, buona cura.

E perchè gli giovasse, bisognava che andasse in persona a comperare le pastiglie d’altea alla farmacia ogni mattina alle undici; poi alle tre, prima del pranzo; poi ancora alla sera. Bisognava provvederle di volta in volta per misurar le dosi; e continuare; sopratutto continuare.

E Maria era sempre in farmacia in quelle ore. Era ben naturale, dacchè egli ci andava ad ore fisse, e tutte le fanciulle ordinate hanno pure la loro giornata regolata ad ore fisse. Così, imbroccato l’incontro una volta, era imbroccato per la vita eterna.