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Dora non rispose. Franco osservò ancora:
— Ed ha anche freddo, mi pare.
Dora tacque sempre, ed abbassò il capo. Franco le domandò:
— Dove l’ha preso, quel fiore d’arancio?
— Non so... sulla mia toeletta.
— Ma che, Dora; si confonde. Mezz’ora fa non l’aveva.
— L’ho colto or ora.
— L’ha colto sulla toeletta? Ed abbassando la voce con una nota di petto, appassionata come un sospiro, continuò:
— Perchè stava sola, al freddo della notte, sul vaso d’arancio? Perchè ha gli occhi rossi, Dora? Dica; perchè!
E la guardava fissamente in volto collo sguardo scintillante, temerario e buono.
Dora non osò rispondere. Si fece rossa e continuò a tener gli occhi bassi in silenzio.
Era la loro volta di ballare, e Franco la strinse forte al seno, e nel lasciarla le premette lungamente la mano.
Fu l’ultimo ballo. Dora si ritirò nella sua camera, ma non dormì. Guardava il mio fiore, ripensava tutto il discorso che aveva fatto nascere, e mormorava:
— Chissà?