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terminabile color di zolfo, ed indovinò che Dora lo vedeva e lo udiva.

Si fece serio, e tirò via in silenzio, malgrado il cinguettìo ameno e civettuolo della bella signora.

Quando furono scomparsi tra la folla della sala, Dora si alzò anch’essa. Non sospettava punto d’essere stata scoperta. Mentre si avviava alla sala del ballo, io le mandai un olezzo che voleva dire:

— Prendimi con te.

Ella staccò un fiore dal mio stelo, e se lo pose nei capelli susurrando:

— Non ho che te da amare, mio povero fiore. E rientrò.

Franco le andò incontro per domandarle un ballo. Ella stese la mano e lo seguì in silenzio.

— Si diverte Dora? domandò il cugino, non abbastanza prossimo per darle del tu, non abbastanza lontano per chiamarla signorina.

— Sì, rispose Dora.

— Non l’avrei mai creduto; mi sembra malinconica.

— È il mio carattere.

— È pallida.

— Lo sono sempre.

— Da quando?