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stelle. Era gelosa di quella signora, come io ero geloso del canarino. Povera Dora!
Le due ombre eleganti scesero lentamente la gradinata, e si avanzarono verso di noi susurrandosi all’orecchio parole animate, e guardandosi negli occhi, e ridendo.
Dora si rannicchiò dietro a me, si nascose alla mia ombra.
Io invece, più ardito, rimasi immobile in faccia ai misteriosi passeggiatori. Guardai Franco. Era un bel giovine bruno, dalla persona alta e florida, dal portamento baldanzoso, dagli occhi neri, scintillanti, temerari e buoni.
Guardai la sua compagna. Il volto un po’ dipinto, la persona tondeggiante, l’abito damascato, i pizzi di Bruxelles, i brillanti che parevano lucciole...
Per tutti i profumi del Serraglio! era una donna maritata.
* * *
Tutto il mio senso morale di fiore si rivoltò a quella scoperta. Lanciai dietro a Franco un tal buffo di profumo, ch’egli volse il capo dicendo:
— Che buon odore d’arancio!
E nel voltarsi vide un lembo di quella coda in-