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— Giacchè gliel’ha detto...

— Scusa, è una pazzia. Potresti sposarlo. Tu hai ventotto anni; la differenza non è già più tanto grande. E poi è disoccupato, potrebbe stare ad Ameno quanto ti piace.... Ti converrebbe perfettamente. È robusto, bell’uomo, d’umore sereno, non gli manca assolutamente nulla.

— Nulla fuorchè una piccola cosa, un’inezia. D’inspirarmi un pochino d’amore. Oh! un’inezia affatto. Ma sa, zio, noi donne ci si bada alle inezie.

— Ma perchè lusingarlo allora?

— Ah! È stato un capriccio da zitellona. Non dice lei che il babbo, lasciandomi imparare un’arte, ha fatto di me un fenomeno! I fenomeni non si capiscono sempre.

E senza spiegarsi di più si avviò alla sala da pranzo.

La zia, i due ospiti e Valeria stavano aspettando. Fulvio e Valeria guardarono ansiosamente in volto ad Odda per leggervi la loro sentenza, e, vedendola pallida come una morta, tremarono pel loro amore. Nel loro giovanile egoismo non sospettarono nemmeno che potesse esservi un altro amore che si sacrificava.

Odda entrò, bella del suo coraggio eroico, andò a loro sorridente (povera Odda!) prese la mano di tutti e due, e disse: