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da civettuola, e s’affrettò nel salotto dicendo tra sè:

— Verrà; sono sicura che mi sta spiando.

Infatti ebbe appena il tempo di sedere in una poltroncina e di far mostra di leggere un giornale, che Leoni entrò.

Dopo il buon giorno scambiato e qualche preliminare senza costrutto, egli le domandò il permesso di fumare un sigaro.

Odda non ebbe nulla in contrario; anzi le piaceva l’odore di sigaro.

— Sono molto contento che le piaccia, disse Leoni appoggiando su quelle parole per farle capire che avevano un senso recondito.

Odda s’affrettò a rilevarle colla compiacenza soverchia d’un’innamorata.

— Che cosa può importare a lei? domandò.

— M’importa assai perchè fumo sempre.

— Anche le locomotive fumano sempre, e non hanno punto piacere che io ami il loro orribile odor di carbone.

— Le locomotive non sentono nulla. Io non sono una locomotiva.

— È però ugualmente sempre in giro pel mondo. Fra un mese fumerà a Londra o a Parigi o al Paraguay, ed il suo fumo non mi farà più nè piacere nè dispiacere.

— Sa perchè ho viaggiato finora? domandò Leoni con piglio confidenziale.