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gnor Fulvio e lo aveva pregato per la loro fratellanza in arte, e per la sua cortesia verso una signora, a volersi incaricare di ricevere il suo quadro, presentarlo, farlo collocare e molti etcetera.

Ed il signor Fulvio, da uomo cortese, aveva risposto ringraziandola dell’atto di fratellanza, ed accettando l’incarico con entusiasmo. — E più tardi aveva sfogato in quattro «piedi» d’appendice d’un giornale quotidiano, la sua ammirazione pel talento artistico della signora Odda, la quale lesse quel giudizio colla gioia con cui i pochi eletti fra i molti chiamati leggeranno la loro parte di giudizio universale, nella valle di Giosafatte; lo imparò a memoria, e fabbricò un castello in aria colossale su quella base di carta.

* * *

L’esposizione stava per essere chiusa; lo zio Giorgio, il parente iconoclasta, era tornato dalla campagna colla famiglia: una figliuola di ventitrè anni, ed una sorella vedova — anni x.

Odda era giunta anch’essa in casa dello zio, per sapere cosa avvenisse del suo quadro, ritirarlo, o ritirarne il prezzo se si vendeva.

Era arrivata col treno della mezzanotte; s’era coricata subito, ed il mattino, alzandosi tardet-