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Ma in realtà sono una delle tante cose, che sembrano belle soltanto quando si guardano da lontano.

Io pure a quest’ora, dopo tanti anni e tanti avvenimenti, le ripenso con dolcezza infinita le serate casalinghe della mia casa paterna.

Il capo di casa ottuagenario, che sonnecchiava in una poltrona accanto al camino, e tratto tratto si svegliava in un sussulto, o perchè le molle gli erano cadute dalle mani, o perchè la serva entrando gli aveva mandata una corrente d’aria tra capo e collo, o per qualunque altro avvenimento della medesima importanza.

Domandava l’ora, picchiava i tizzoni, osservava che io sporgevo sempre le labbra come se fossi in collera col Padre Eterno, che mio fratello non faceva mai nulla, che mia sorella aveva gli occhi rossi, che le zie dovevano annoiarsi di far sempre lo stesso lavoro.

— Maria, tira dentro quel muso.

— Mario, fa qualche cosa, fannullone.

— Teresa smetti quel ricamo che ti guasta la vista.

— Quante calze ha fatte quest’inverno signora Caterina? Deve averne per un reggimento.

— Ce n’ha sempre di bucato da raccomodare signora Rosa?