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— Ma cosa fa? Cos’è?

— Sono studente.

La contessa si mise a ridere come se non l’avesse saputo. Poi mordendosi le labbra per star seria domandò:

— Studente di legge?

— Nossignora.

— Di matematica?

— Nossignora.

— Di medicina?

— Nossignora.

— Ma studente di che cosa?

— Studente droghiere.

Fu come se le avessi sparato contro una fucilata. Cadde di piombo sopra un divano in una convulsione di ridere. Pareva che soffocasse. Ne ebbe per un quarto d’ora.

Io non capivo nulla di quell’allegria straordinaria. Finalmente quando le riescì di riavere il fiato, mi domandò:

— È lei che mi ha mandato il caffè! e fuori a ridere daccapo.

— Sissignora, risposi. Mi sono presa la libertà...

— Guarda un po’, Emma, a che cosa ti esponi colle tue imprudenze da ragazzetta! le disse il marito coll’aria indulgente con cui si rimproverano i bambini malati.