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del sangue il pellagroso, dall'alto del carro, lasciò sfuggire una risata rauca e stonata, una risata da briaco o da pazzo. Poi sciolse frettoloso la sua pezzuola bagnata, e morse avidamente il pezzo di costoletta.
— Filet de boeuf al madera! Servito! gli gridò sghignazzando un guattero che usciva dall'osteria. Pietro alzò i pugni; ma l'altro tornò a dire: «Ecco il madera!» E gli scaraventò nel viso un rimasuglio di rigovernatura rimasta nel secchio.
Il pellagroso rivolse a lui la faccia grondante di quel luridume, coi denti stretti, ed i pugni serrati e tremanti in atto minaccioso. Il guattero continuò a ridere, ed a contraffarlo; e Pietro più rabbiosamente gli scoteva contro i pugni irrigiditi, e si faceva più rosso negli occhi e più livido nel viso. Poi cominciò a ridere, a ridere forte con un suono opprimente di rantolo; e ad un tratto, coi pugni alti e senza cessar di ridere, parve che si spingesse innanzi come se si avventasse contro il guattero, e piombò dal carro.
Tutti gli corsero curiosamente intorno, abbandonando il ciuco che era stato medicato e non divertiva più, Pietro si dibatteva ed ululava sommesso, e dalla bocca gli usciva una schiuma bianca.
— È il brutto male, disse l'ortolano dal ciuco.
— È l'epilessia, corresse il cameriere elegante, ripulendo il temperino nel grembiule del guattero.
— No; è la pellagra, disse il padrone di Pietro. Mi fa spesso questa scena. Ora mi toccherà di metterlo sul carro come un morto, e per tutto il giorno non lavorerà più.