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I due uomini s'accostarono al ciuco, ed esaminarono il tumore. I monelli, a forza di tirargli la coda, l'avevano ridotto in quello stato.
— Non mi riesce di farlo suppurare per quanti impiastri ci metta, disse l'ortolano impensierito dalla paura di perdere la bestia.
— Bisogna tagliarlo, suggerì l'allevatore di maiali.
— Sie? Chiamare il veterinario, che mi prenderà due lire!
— È sempre meglio che condurlo alla scuola dei veterinari, dove, invece di curarle, le bestie malate le fanno morire con un'acquetta, per guardarci dentro e studiare le malattie.
L'ortolano rimaneva impaurito dinanzi a quest'alternativa, e l'altro riprese:
— Del resto si può fare anche senza del veterinario. Se aveste un temperino....
Il padrone del ciuco entrò nell'osteria, e ne uscì con un cameriere in abito nero e sparato bianco, che pareva un signore. Aveva anche un temperino in mano, e sorrideva di quei due villani, e dell'asino, e del male, e di tutto.
— Dov'è che si deve fare questa grande operazione? domandò con aria di sprezzo, accostandosi al ciuco ed arricciando il naso, perchè la botola delle spazzature aperta mandava un puzzo atroce.
I due contadini, un guattero, un carbonaio, alcuni garzoni delle botteghe vicine, gli si fecero intorno curiosi.