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invitavano a pranzo. Ma di solito andava a desinare all'osteria solo. E qualcuno aveva osservato che qualche volta non beveva vino e non prendeva frutta. Una minestra, un piatto di carne, ed un po' di formaggio.... Un eroe addirittura!


Conoscevo la vita dei contadini nelle risaie del Novarese, e nella bassa Lombardia, e sul Piacentino nella vallata del Po; paesi di febbre, di pellagra; conoscevo i quartieri più poveri della grande città. E certi spettacoli induriscono il cuore. Quella minestra, quel piatto di carne, quel formaggio, non mi strappavano nemmeno un sospiro.

La miseria umana m'aveva confidati ben altri dolori! Alcune finestre interne del mio quartiere aprivano appunto sul cortile dell'osteria, dove il giovane milionario decaduto, e molti altri infelici dai minimi stipendi, compievano ogni giorno l'atto eroico di pranzare con due lire, e magari con meno.

Una quantità di camerieri e cuochi e guatteri erano in moto fin dall'alba a mettere in ordine e pulire ogni cosa; c'era una donna che passava delle ore accoppiando grembiuli da cucina, e tovaglioli, e tovaglie sporchi prima di darli al bucato; c'era un uomo che tutto il santo giorno girava il manubrio del tostino. Ogni mattina veniva il carro chiuso del panettiere, col pane comune, ed il pane da caffè; poi il carro del macellaio, quello del pollame, quello delle ova; un ortolano portava dei grandi panieri di verdura e di frutta; ed in tutte le stagioni, anche nel cuore dell'inverno,